La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO TERZO 77
consiglieri, accettarono ogni cosa. L'impaziente francese fu introdotto in Milano il di 29 di agosto alla testa di sei mila cavalli con G-abrino Fonduto tiranno di Cremona; Giovanni Vignate oc-cupator di Lodi, Giorgio Benzone di Crema ed altri usciti. I cittadini non si mossero; ma Pietro Sardena genovese e Martino Arcelle piacentino comandanti del castello, ch'era riputato a' quei tempi la maraviglia degl'ingegneri italiani, ricusarono di darlo in sue mani. Seppesi ciò a Genova; e quasi scintilla sopra aride legna, accese di ardire le diverse combriccole de' suoi nimici. I Ghibellini gli rimproveravano l'aver cancellato dalle mura della città l'aquile imperiali, dipintevi in segno della loro fazione; ipopolari tollerar non potevano i suoi dispregi; e generalmente si biasimava di aver trasgredito i capitoli con farsi attribuire onorario maggiore del convenuto; di aver venduti come propri, gli acquisti ottenuti con pubblici mezzi; fatti e disfatti accordi secondo che più lo pagavai^o; martoriati in maniere non più udite i rei, talvolta ancor gl'innocenti; in mare, in terra voler essere il primo, inimicarsi tutti gli stati italiani, e per occupare l'altrui, perdere il proprio paese. Del bene che aveva operato, nessuno voleva tenergli conto.
Le invettive della città pervenivano ogni dì a notizia di quelli cui multe gravissime, sospetti, o sola impazienza di freno avevano fatti spatriare, ma che scorrazzavano pur sempre a'confini. Essi le riferivano a Battista de'Franchi loro capo, egli a Facino Cane e a Teodoro II marchese di Monferrato, presso cui, dopo lo scampato supplì-
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