La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUARTO 97
done gli scogli frapposti, di fortificare il lato più esposto con una muraglia dieci cubiti alta, di aumentare la profondità fino in quindici piedi, e di ripulirla da capo a fondo, cosa per l'addi e-tro tentata invano. Ma l'architetto d'allora frenò l'urto dell'acqua esteriore con una palificata di 2 5 piedi,e cavò fuori l'interna con 27 cicogne aju-tate da una gran ruota avente all'intorno venti casse dipresso a sei piedi ciascuna. Un'antica pittura appresso i Padri del Comune ne fa ancor fede.
In questa guisa ripromettevasi il doge di tenere lungamente lo Stato; e sarebbegli forse riuscito, se il proprio cognato non lo abbandonava (1417). Ma Teramo, non più raffrenato da'paterni consigli, sentiva oggidì prevalere sopra i vincoli della parentela l'odio della fazione e f impazienza della dignità. Talché congiuntosi in lega co'Guar-chi e Montaldi, nimici egualmente degli Adorni e de'Fregosi, abbandonò alla fine un paese dove i soli fratelli del doge primeggiavano. I malcontenti avevano già persuaso il marchese di Monferrato ad ajutarli nel cacciare Fregoso, ed eleggere un doge loro parziale, con promessa di giurar fedeltà all' Imperio germanico di cui il marchese era vicario perpetuo in Italia (l). Ma Teramo, dubitando di un principe espulso da suo padre, ruppe l'accordo; e in quella vece si volse al duca Filippo Maria Visconti, il quale avendo perduto in una congiura il fratello maggiore, sposata la vedova di Facino Cane, e tutte le ribellioni
(I) Benven. di san Giorgio. S. R. I. XXIII, 688. Sehha, T. III. 7
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