La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
98 LIBRO SESTO:,
represse, pareggiava in grandezza e in ambizione il padre. Filippo promise quanto l'avidità de'fuorusciti osò domandare (i4i8). Si assalì la Repubblica da tre lati; da ponente Vado e la Pietra; da levante Livorno, Sarzaha e la Spezia. Il grosso dell'esercito penetrò in Val di Polcévera, inol-trossi sino al sobborgo di San Pier d'Arena, e sull'ingresso dell'anfiteatro chela città descrive, occupò la torre del Faro, indegnamente tradita dal castellano. Teramo si trovava in questo esercito; vestiva toga ducale e belliche divise, senza esser doge nè generale.
Tommaso Fregoso nulla ommetteva per l' interna quiete; disarmava i sospetti, esercitava i confidenti, vietava severemente l'adunarsi nelle piazze, e il vagare di notte senza contrasegno. Contro i nemici esteriori oppose alla torre del Faro il fratello Batista capitan generale, ingiunse a Spineta d'inoltrarsi alla Pietra, e di soccorrere la Spezia e Sarzana e Giovanni il più giovane e il più fortunato de'fratelli. Collegossi co'Fiorentini cui la grandezza del duca di Milano insospettiva, condusse al suo soldo con mille fanti e mille cavalli Bartolomeo Arcelli secondogenito del signor di Piacenza, e persuase Pandolfo Malatesta signor di Bergamo e Brescia a devastare il Milanese. Ma l'Arcelli fu rotto a Gavi,comeil Malatesta al passo dell'Adda; e per ultima disavventura due squadre aragonesi minacciarono la Corsica. Oppresso dall' avversa fortuna, Fregoso (*) offerì le terre di Capriata, di Serravalle e di Borgo de'Fornari
Corio, St. di Milano.
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