La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
104 LIBRO SESTO:,
nifacio sarebbe soccorsa. Così sciolta l'udienza e incontanente raccolto ciò che di prezioso e di ricco aveva nelle sue case, mandolloa Lucca ov'erano in quel tempo doviziosi banchieri, e fecene trentamila genovine d'oro. Servì questo prezzo a caricare di munizioni sette grosse navi. Provvide-si alla sanità delle ciurme, levandole dalle due riviere, ove l'epidemia non si era distesa. Il supremo comando fu dato a Giovanni Fregoso l'ultimo de'fratelli del doge, giovinetto di vent'anni, ma di gran cuore. Aggiunti gli furono quattro consiglieri assennati, raololnteriano, Cristoforo Calvi, Giovanni De Andreis, e Tommaso Savignone. Ogni cosa era in ordine, il tempo stringeva, ma non permetteva il vento contrario che si partisse. Il doge non avendo a questo rimedio, andò solennemente ad orare nella chiesa di Coronata in Pol-cévera ove già andarono i Ghibellini; e la sua orazione fu esaudita. Levatosi nella notte seguente un forte vento tramontano, non solo agevolò la partenza della squadra, ma in brevissimo tempo la spinse alla vista di Bonifacio (24 decembre). Questa piccola città che mentovammo più volte, giace in su alte e quasi inaccessibili ròcche. Ella dà il suo nome allo stretto che divide la Corsica dalla Sardegna, e che volgarmente si chiama le Bocche di Bonifacio. 11 suo porto è lungo un miglio; un'ottava parte soltanto è largo; laonde sembra anzi un canale che un porto. Due punte montuose lo formano, e ne ristringono cosila bocca, che gli Aragonesi poterono chiuderla con catena di ferro. All'indietro disposero sopra una linea retta cinque delle navi più grosse, l'una rasente
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