La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO 119
ghi di quel bel golfo. Si presentarono davanti l'immensa e deliziosa metropoli. La gente loro discese in quella parte di lido ov'è la porta del mercato, e rimpetto alle porte di terra si posero i baroni aderenti alla regina. Il ducad'Angiò era con loro; ma spiccava su tutti Francesco Sforza, giovane più prode ancora e più fortunato del padre. Intanto f infante don Pietro si difendeva con tale costanza non sol ma ferocia, che sospettando alcun tradimento, minacciò di dar fuoco a Napoli. Allora Jacopo Caldora un de'sospetti ristrinse il trattato coli'ammiraglio Torello. Onde aperta la porta del mercato del dì 12 di aprile, le schiere genovesi entrarono dentro superando ogni ostacolo e facendo prigionieri non pochi Spa-gnuoli, senza inferire il minimo danno agli abitanti, esempio di moderazione nella presa di grandi e ricche città, quasi singolare e divino (1). Don Pietro dopo lungo combattere si ritirò in Castello-Nuovo, donde poi uno stuolo aragonese lo trasferì salvo a Messina. Il castello di Capuana pochi giorni si tenne, e così tutte le fortezze all'intorno rimasero bloccate o prese. Caro alla plebe quanto Alfonso a'letterati, il nuovo figliuol d'adozione della regina Giovanna entrò a nome suo in Napoli fra stridentissime acclamazioni. Ma Guido Torello lagnandosi dell'impotente o ingrato governo, che ricusava alla sua squadra le vettovaglie, fece partenza, e il dì 26 di maggio diè fondo nel porto di Genova. Dove muovendo nuove querele di non essere stato accolto con le feste
(I) Giornal. Napol. XXI. S. R. I. Io. Stella XVII.
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