La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
136 , LIBRO SESTOera, ni un* altra dimostrazione ne diede in Milano, non volendo rompere la pace con Alfonso prima che la fortuna si dichiarasse. Per l'opposto fece intendere a'Genovesi, come aveva già fatto per Lucca, che dava loro facoltà, e se volevano, consiglio di non abbandonare una città tanto amica e frequentata da tanti lor cittadini. I Genovesi non perderono tempo; armarono una gran caracca e una galeazza, poservi sopra ottocento fanti, de'quali quattrocento erano balestrieri, e il governo ne dettero a Francesco Spinola liberato da'Ve-neziani in virtù dell'ultima pace. Jacopo Bracel-li, il quale ha scritto i successi di questa guerri con elegante latinità, fu quegli che in qualità di cancelliere della Repubblica dettò le istruzioni del capitano: Opizino di Olzati le sottoscrisse. Prima che il soccorso arrivasse, Alfonso aveva minacciato con grosso campo Gaeta, se a lui non si dava. I capi del popolo non vollero, ma difendendosi con poc'arte, o fortuna, perderono i borghi. Ciò fece che appena giunto lo Spinola lo acclamassero tutti nobili e popolari governatore della città. Le artiglierie nemiche eran già presso alle mura; l'impeto loro ne diroccava ogni di qualche parte troppo debole, come tutte le fortificazioni della stessa età contro quel nuovo genere di offese. Ma Francesco si riparava talmente di dentro, che i nemici non ardivano salire su per la breccia, e il giorno appresso trovavano il Bastione rifatto. Dond' e' si volsero a impedire le vettovaglie di terra e di mare; facilissima impresa in un seno tanto sicuro, e in sì stretta lingua di terra. Vuotati i magazzini della città, cominciò
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