La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO 137
la carestia. Dopo lungo patire Francesco congregò nella piazza maggiore i vecchi, i fanciulli, le donne attempate; e confortolli a servire la patria abbandonandola, come i difensori servita l'avrei* bero combattendo per lei; essere men male partirsene innocenti, che fermandosi in essa, militare coli'inutile loro presenza in favor de'nemici; nè certo il dispiacere di separarsi dalle proprie famiglie doveva esser tanto quanto l'orrore di tutti morire insieme di fame.
Fu amara e colma di lacrime la separazione, ma pur si fece. Entrò la turba debole e piangente nel campo aragonese, ove i regii consiglieri opinavano, che si costringesse o a rientrare in Gaeta, oa rimanere sotto le mura fra le bombarde degli assediati e degli assalitori. Rispose il re; amo meglio salvare la vita a quegl'infelici che pigliar cento Gaete; indi comandò si ristorassero di cibo e si lasciassero andare, ove più loro piacesse, senza la minima offesa; atto veramente magnanimo per cui molti baroni che dianzi stavano in dubbio, confortati da tanta bontà, si gittarono dalla sua parte.
Nè la città ebbe lungo sollievo. In prima si dovè distribuire con iscarsa misura il pane ed i le-
fumi; dipoi mangiare i cavalli, finalmente le ra-ici, l'erbe, e gli animali e le robe più nauseose. Francesco veggendo cader la gente affamata per le piazze, propose di andarsene sopra la gran caracca colla quale era venuto; la popolazione otterrebbe in tal guisa migliori patti, ed esso non soffrirebbe il disonore di una seconda cattività. L'ora della partenza era già stabilita, quando av-
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