La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO !f>139
prarono tanto nel trasportare polvere, ciottoli, palle e fuochi artificiali, che fecero ogni sforzo de'nimici vano. Di terra gli Aragonesi, appoggiate al muro le scale, non prima furono saliti in alto che precipitarono; e la torre nella quale il re aveva granai speranze, dopo qualche vantaggio fu infranta da tre colpi di artiglieria con morte di quelli che vi erano dentro, e di parecchi circostanti a cui cadde sopra. Similmente per mare le secche e gli scogli appena galleggianti dall'acqua impedirono alle navi di avvicinarsi, e là dove era più fondo, il grosso corpo della caracca lo impedì.
Vero è che don Pietro, preveduto l'impedimento, aveva fatto costruire i ponti delle navi più lunghi; ma ciò che agevolava l'assalto, moltiplicava il pericolo. Perchè i marinari della caracca vedendo i nimici appieno scoperti, li colpivano al varco con pertiche acute e sassi pesanti. Né i difensori della muraglia stavano oziosi; ma quando erano più carichi i ponti, più s'ingegnavano coll'impeto delle artiglierie e col timore del fuoco di spingere addietro le navi. 11 miniipo movimento era fatale. Vedresti allora i male sospesi assalitori precipitare sopra gli scogli, e i ponti medesimi sbandarsi e cadere con riso e festa grandissima degli assediati. Poiché Alfonso ebbe perseverato quattr'ore in questa dura impresa, sempre animando coli'esempio e eolla voce i suoi, uccisi o feriti i migliori, sonò a raccolta, e don Pietro si dilungò con le navi a tiro d'artiglieria. Degli assediati quindici soli furono i morti, moltissimi i feriti;Francesco Spinola lo fu nella coscia
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