La storia della antica Liguria di Girolamo Serra

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      CAPO QUINTO !f>141
      bene i' animo grande e le forze del duca suo signore per non dubitare ch'egli il manderebbe prestissimo, e nella medesima opinione concorrere tutti i soldati. I quali essendo per lo sacramento della milizia uomini suoi, non potevano con onor loro disporre di sè medesimi, prima che significassero al proprio signore la necessità che gli stringeva. Pregarlo adunque in nome di questa intrepida gente e di questi cittadini fedeli ad impetrar loro dal re spazio di un mese per informare il duca, offerendo che ove soccorsi non fossero dentro a quel termine, s'arrenderebbero a discrezione.
      Tornò il Panormita con tale domanda. Alfonso, sdegnatosi alquanto, gì'impose di rispondere subito ad Ottolino, che non era per dargli un dì tempo. Ciò inteso, nè Ottolino, nè la gente d'arme dissero più altro; ma i Gaetani, veggen-dosi tutti a morire vicini, proruppero in tali querele, che il Panormita intenerito lodò ad Ottolino di andare esso medesimo al re, e procurare che la maestà sua si piegasse. Questo piacque a tutti i congregati, onde Ottolino, senza farne motto con Francesco Spinola, se ne andò insieme col Panormita al campo, ma non vi concluse casa alcuna. Come Francesco il riseppe, proibì, pena la vita, non si parlasse mai d'accordo. Erano le cose in questa maravigliosa estremità, pertinacia e disperazione, quando il dì 3 di agosto le saettie aragonesi, che stavano fuori del golfo in osservazione, scorsero a settentrione biancheggiar l'onda, alquanti punti neri staccarsi dall'orizzonte, e appena scoperti già grandeggiare. Ne


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La storia della antica Liguria e Genova
Tomo Terzo
di Girolamo Serra
Tipografia Elvetica
1835 pagine 330

   

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