La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO 143
» nova l'hanno qui mandato non già per farle » cosa ostile, ma per condur vettovaglie al pre-» sidio loro che sta in Gaeta; e perciò ricerca la » Maestà Vostra che sia contenta di lasciarlo sca-» ricare, accertendola che se ne ritornerà, senza 3? darle altra molestia, in Genova subito che avrà r> fatto quest'effetto ». A tali parole Alfonso si trasse in disparte, e intanto i signori che gli facevano corte presero a beffeggiare il trombetta, dicendogli essere sottigliezza degna di un notaio e d'una nazione ch'eleggeva così fatti ammiraglis il pretendere che chi viene a soccorrere di provvisioni una città bloccata non venga a commettere ostilità. Altri gli domandarono in quai protocolli avesse il suo capitano studiato il modo di ricercare che un invitto monarca e principi e baroni esercitatissimi in guerra avessero per bene di cedere il campo a forze tanto inferiori. Indi a poco Alfonso più disposto a scherzare che a sdegnarsi, fe' chiamare a sè il trombetta acciò riferisse al capitan genovese essergli pure permesso, come aveva richiesto, di scaricare a Gaeta le sue provvisioni, ma per sicurtà che l'assedio non sarebbe in altra guisa impedito, lasciasse in deposito tutte le vele delle sue navi.
Tornò il trombetta con tale risposta alla galea capitana, dove Biagio Assereto e i capitani di tutta l'armata lo attendevano. Biagio era quel desso che fece prodezze nella guerra dei Fiorentini e Veneziani. Eletto per ambo i consigli alla dignità di ammiraglio, aveva trovato impedimenti grandi a mettersi in mare. E in prima le angustie del pubblico erario, ond' eran ridotti i legni da guerra
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