La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO !f>145
telto di sant'Ambrogio, chiesa parrocchiale dell' Assereto. Chiedevano i magistrati ch'ei soprastesse quel giorno ad imbarcarsi, dicendo non convenir la partenza senza le consuete onoranze, e il tempo impedirle. A cui egli rispose di non meritarle infino a tanto che ritornasse •vincitore. Similmente veduto il segnale di leva al primo calare della burrasca, molti padroni il pregavano ad aspettare vento più stabile e sicuro; ma, non dubitate di nulla, ei replicò, che l'aria avendo vomitato quanto conteneva in sè di burrascoso, non serba più altro che prospero vento o allegra serenità.
Cosi superati gli uomini e la fortuna, Biagio era pervenuto al colmo de'suoi desiderii in faccia a'nemici. Quando udito il messaggio d'Alfonso, rivoltosi ai capitani: il re, disse, e i principi suoi ci hanno scherniti; diamo loro a conoscere che le condizioni proposte da noi non erano ridicole; insensati essi soli a non le accettare, ma tanto meglio per noi. Nessuno negli anni più felici della patria nostra ha potuto non che conseguire, desiderare un'occasione di maggior gloria e di acquisti maggiori; re e principi grandissimi e tali ancora per onore e coraggio che non ci fuggiranno dinanzi. Il numero non curate, suppliremo colle maestrie di guerra e col pensiero dei fratelli nostri affamati, e sopratutto ci ajuterà Iddio protettore onnipotente aella giustizia; la sua SS. Madre, san Giovanni Batista, san Giorgio vessillifero e protettore della nostra città, e san Domenico, di cui la chiesa festeggia oggi il nome (4 agosto). Pronunziata questa militare ora-Skrra, T. III. IO
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Ambrogio Assereto Biagio Alfonso Iddio Giovanni Batista Giorgio Domenico
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