La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO QUINTO !f>151
un pallio d'oro al tempio di san Domenico il dì della sua festa. Questo tempio vastissimo e ricco di monumenti giace oggi distrutto.
Già la fausta novella era giunta a Milano. Il duca persuaso dopo tante difficoltà superate con una sola vittoria, che non incontrerebbe più nulla difficile, pieno la mente di grandi combinazioni mandò due commessari a Genova, l'uno chiamato Lodovico Croto, l'altro Marco Barbavara. Il primo rinfrescato appena le navi, dee rispedirle per la Sicilia, isola sprovveduta d'ogni difesa, e stanca del giogo aragonese; l'altro dee farsi incontro all'ammiraglio, e imporgli sotto segreto, di sbarcare col re Alfonso a Savona, senza pur afferrare al porto di Genova. Trova Barbavara le navi alla Spezia. Il vittorioso ammiraglio, sentito il messaggio, distribuisce le sue navi in due schiere, la capitana alla coda, e fa cammino a ponente. Scorre l'armata lungo la popolosa riviera orientale. Migliaja di spettatori accorrono esultando al lido. Sul monte di Portofino i padroni delle navi minori si drizzano al porto di Genova edanfon* do; Assereto ultimo di tutti mette a Savona la rua. Questa tanta sua docilità ci stringe il cuore, orse l'inviato milanese attestò il consentimento degli anziani e de'consigli; ma doveva un ammiraglio fidarsene senza richiedere la copia autentica del decreto? Fors'egli si credè obbligalo a ubbidire senz' altri rispetti il capo supremo della Repubblica. Forse ancora lo mossero i preghi del real prigioniero, che noi volesse menare a spettacolo di nemica città, perchè i monarchi, quantunque dall'esser loro scaduti, sono potentissimi
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