La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
172 LIBRO SESTOquella il timore de'suoi avversari, e l'ingratitudine sua verso gli amici.
(1447) Sedotti in tal guisa i congiunti, gli uni suscitarono tumulti lontani, gli altri circonvennero il doge, e con menzognere significazioni di amore gli rimostrarono, che non avrebbero fine i mali della patria, le ansietà dell'animo suo, e gli odii civili, se non rinunziava una dignità insopportabile a tutti dopo le umiliazioni patite per consertarla. Rafaele incerto e tremante li compiacque, e deposte le insegne ducali, torno da palagio alle sue case. Se nelle più comuni occorrenze della vita non apparisse quanto poco l'uomo assapori le cose stesse che ha più bramate, parrebbe cosa incredibile che Rafaele già tanto ardente nel procacciarsi il principato, fosse poscia si facile a renunziarlo.
Appena sgombrò il palagio, Barnaba l'occupò a mano armata, nè si fidando de'cittadini, impe* trò soldati forestieri dal re d'Aragona. Ma poco gli valsero. Giano Fregoso stimolato dall'indegnità della cosa, assaltò l'odioso presidio con soli otlantacinque armali, giovani e intrepidi come lui. Nè più vi volle, perchè Barnaba Adorno, doge di un mese e fratello sempre detestabile, prendesse la fuga. Fuggì eziandio Rafaele dal nimico comune della su^ famiglia per mendicare un asilo dal perpetuo nimico della sua patria.
(1448) Giano, Lodovico e Pietro erano tre nipoti di Tommaso Fregoso; tutti e tre furono dogi l'un dopo l'altro. 11" primo non visse più di due anni, e come suole avvenire di chi presto muore in dignità, lasciò grandissimo desiderio
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