La storia della antica Liguria di Girolamo Serra

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      CAPO SETTIMO • 187
      Biino che veduto abbia pubbliche calamità ignora come un minimo punto divide le occasioni propizie dalle fallaci, gli uomini magnanimi dai temerari.
      Colla nave mandata a* coloni di Pera il doge Fregoso nè mandò due all'imperador Costantino, tenue,ma unico ajuto ch'ei ricevesse direttamente da'principi e dalle repubbliche dell'Occidente. Questi legni portavano polvere da fuoco, moschetti,balestre e altre arme sì antiche come moderne. Ma il maggiorelor pregio veniva dal lor capitano, esercitato alle battaglie terrestri nelle guerre di Napoli, e console di Caffa cinque anni addietro. Giovanni era il suo nome,Longo la famiglia originaria, Giustiniani il casato. Dalle prime fazioni Costantino, ingenuo estimatore del merito,come spesso si è ne'grandi pericoli, argomentò il valor di Giovanni. Laonde tuttoché forestiere, lo creò capitan generale. Trattine il greco ammiraglio e il patriarca troppo contrarli ambedue a'Latini, i principali fra'Greci lodarono l'esaltazione di quel Genovese. Uno storico loro confessa, che nessuno sapea meglio di lui schierar battaglioni e comandare assalti; un altro eh* era gran ciamberlano, lo chiama uom valoroso, destro, perspicace, abile a tutto. Gli fu promessa l'isola di Stalimene, se salvava l'Imperio.
      Per suo consiglio tre navi mercantili e tre galee di scorta, le quali ritornavano dalla Tana a Venezia si trattennero a Costantinopoli con gli uomini d'arme e le macchine loro. Oltre a questeera una grossa nave spagnuola di Francesco Toledo grande di Castiglia, chiamato a sposare


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La storia della antica Liguria e Genova
Tomo Terzo
di Girolamo Serra
Tipografia Elvetica
1835 pagine 330

   

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