La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO SETTIMO • 211
tare del sole alla notte del dì seguente; trentamila e più furono i 'Turchi che vi lasciarono la vita, e Maometto ferito si ritirò ne'suoi stati.
In altri tempi ciò avrebbe infervorati i cristiani, in questi li raffreddò. Alfonso spiccò dalla sua squadra due navi grossissime, e fattone ca* pitano Giovan Gilio esperto navigatore, gli commise di volteggiare ne mari dell'Affrica in cerca di navilii maomettani, soliti a traghettare da Alessandria a Tunisi. Gilio incontrò una gran caracca genovese che venia da Levante con ricco carico. E avendo richiesto inutilmente chi era, sr mise a combatterla; la prese dopo lungo contrasto e menolla a Napoli. Fu valutata tal preda meglio di cencinquantamila ducati di mercanzia. 11 doge Fregoso mandò subito a richiamarsene, persuaso che un tanto monarca non consentirebbe a'suoi capitani le spoglie d'innocenti famiglie che avevano affidate le proprie sostanze alla sicurtà di una pace solenne frescamente celebrata. Conchiusero i suoi ambasciadori con dimandare la restituzion della preda, l'ammenda del danno e il castigo del capitano.
Alfonso cominciò a scusarlo, rovesciando la colpa sul Genovese ostinato a non dar lingua contro il costume de'naviganti che sono più deboli verso i più potenti; poi disse diversi legni de' Genovesi aver danneggiato quelli del Regno, e potersi questa preda chiamare una giusta rappresaglia. Così fu rimandata l'ambasceria, e rinnovata la guerra. 1 Genovesi apparecchiano sei navi grosse, due brigantini e più legni da remo. Giovan Filippo Fieschi n è fatto ammiraglio; combatta,
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