La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO SETTIMO 213
di nuovi rinforzi. L'error suo si rendè manifesto dopo i lavori del porto compiuti; e allora scarso di consigli, odioso alle sue genti, fece ritorno.
Nulla di più ingiurioso che la lettera scritta dal re Alfonso a'Genovesi, passata che gli fu la paura. Il doge rispose risentito sì, ma decente; il papa rinovò le ammonizioni indarno. I fuorusciti e gli Aragonesi, riordinata l'armata, assalirono nuovamente la Liguria e la Corsica. Pietro Fregoso prese allora un consiglio che aveva detestato più volte ne'suoi antecessori, mandò oratori a Carlo Vii re di Francia, e gli offerì il governo della Repubblica con questa singoiar condizione, oltre alle consuete, che dovesse eleggere in governatore il principe Giovanni d'Angiò figliuolo del re Renato, amicissimo de'Fregosi (i458). Giovanni conosceva molto bene l'Italia, perchè i Fiorentini, soliti a precedere in molte deliberazioni i Genovesi, lo avevano tre anni prima richiesto al re di Francia, con intenzione di opporlo al re Alfonso, capitale nemico delle repubbliche italiane.
Venuto a Genova j>er mare, il giovine principe sbarcò nel quartier ai Fassolo alla bellissima villa de'Fregosi; ricevè in nome del re di Francia l'omaggio de1 magistrati, e solennemente promise l'integrità dello stalo, il rispetto delle patrie leggi, la conservazione de'privilegi di San Giorgio, la pace colle nazioni amiche, benché fossero ni-miche della Francia, e guerra costante o accordo onorevole con gli Aragonesi. Aveva il doge credulo, e al popolo persuaso, che il solo nome di un re sì potente e fortunato, come Carlo VII, al.
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