La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
224 LIBRO SESTOsieme i suoi artifizi. A Paolo promise difenderlo contro tulli i suoi nimici, sol che gli desse in mano, la fortezza del Castelletto. Ricusata la prò-
E osta, e'si volse alla parte contraria, donando la ella terra, di Silvano a Prospero Adorno. Tanto operò con promesse e con doni, che fino Ibleto Fieschi, l'amico dell'arcivescovo, lo abbandonò; e a chi serbava animo intero, promise di mantenere intatte le leggi della repubblica, i privilegi di san Giorgio; non. aumentare i pubblici carichi, non i militari presidii; e contentarsi, per governare e difendere la repubblica, di tanta autorità e non più, quanta avevano i dogi. Fermati questi capitoli, lo Sforza unisce sue armi con quelle de malcontenti sotto la condotta di Gaspare tla Yicomercato, uom coraggioso insieme e simulatore, dall'affezione del quale riconosceva l'acquisto di Milano. Probabilmente fu allora che il doge arcivescovo, secondo le memorie-di Francia, fece l'offerta del dominio di Genova a Lodovico XI, e che il re rispose ai suoi oratori: Voi vi date a me, ed io vi do al diavolo; il che fuor di metafora sarebbe Stato tult'uno. Sia vera o no la novella, privo Fregoso d'ogni speranza d'aju-to, e atterrito da'suoi slessi satelliti, si partì seco loro su quattro navi, avendo prima affidata la fortezza del Castelletto ad una donna d'alti sentimenti, vedova del doge Pietro. 11 capitan milanese si accampò senza contrasto in San Pier di Arena. Andogìi incontro la-moltitudine eon infinite dimostrazioni di gioiate trasselo-quasi mal suo grado in città, dove non ben,ricordandosi delle mutate vicende, come so avesse sempr^ad eleggere i suoi dogi, lo acclamò governatore.
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