La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO OTTAVO 2't5
Un testimone di veduta descrive in tal guisa que'monti, le diramazioni e le fortezze loro (0.
La sommità dell'Appennino non è lontana più che dodici miglia da Genova. Tre grossi tronchi pervengono sino al lido del mar Ligustico. L'uno si stende da settentrione a ponente, l'altro a levante, il terzo di mezzo fra quelli, a mezzodì.
Fra il primo e il terzo giace la valle e scorre il torrente Polcévera; fra il secondo e il terzo l'altra valle e il torrente Bisagno o Feritore. Dove il tronco di mezzo sovrasta alla città, ei si divide quasi in due corna, che danno a lei la figura di un arco lunare. 11 destro corno ha sulla punta un promontorio bagnato dal mare, e coronato da una torre o lanterna, il cui fanale illumina e mostra ai naviganti nell'oscurità della notte l'ingresso del porto. Il corno sinistro è alquanto più breve dell'altro, e però si contiene nel cerchio delle mura. È ancora più largo e basso, onde va adorno alla sua sommità, che Cali-gnano vien detta, di orli, di vigne e di ville deliziose. Due fortezze difendono il cerchio suddetto: Luculi è la piccola nel cuore della città, e Castelletto si chiama la grande sopra un'alta collina. All'angolo superiore, ove i due corni si congiungono, sorge una terza fortezza detta oggidì lo Sperone; e non molto lontano ne aveva per l'addietro una quarta, chiamata il Castellazzo, atta egualmente a ricevere i soccorsi e a respingere gli assalti di fuori. Seguendo di colà la giogaia, s'incontrano due velte di monti, denomi-
(I) Anton. Galli, Annal. Gen. XXI(I, 287. S. R. I.
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