La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
CAPO OTTAVO 255
parlato al mondo tulio, ho detto il vero. E tu d'ogni cosa ragguaglia il tuo re, il tuo duca. Se iusti sono e saggi, me ne sapranno buon grado, 'ambasciadore si volge allora al pontefice, e facendogli il novero delle forze marittime ch'erano pur allora in pronto, venticinque galee pontificie, vent'otto navi grosse, e dodici legni sottili di Ferdinando re d'Aragona, ventiquattro del re di Portogallo, quattro caracche genovesi collo stendardo proprio della Repubblica, dieci grosse vi, altretanle minori, e trenta galee del re su'o sovrano, si studiava di persuadere che pari erano a qualunque impresa le forze. In fine secondo il genio del secolo conchiuse con una frase scritturale, che quanto era da sè, tutto aveva adoperato, da quell'ora innanzi ei se ne lavava le mani, siccome di Pilato narra il Vangelo.
Sisto IV parve commosso; disse che danaro non avea veramente, ma che le gemme offeriva del suo triregno, con quant'oro ed argento serviva alla sua mensa. Tant'essere le ragioni allegate da'Genovesi che comandar non poteva; ma loro e il suo stesso legato esortare e pregare eziandio a qualche condiscendenza. Pensassero che il celeste favore può sanare gl'infermi, ritener leI>rocelle, e l'autunno pareggiare alla state; nè vo-essero mostrarsi delle offese tenaci, dappoiché Chiesa Santa comanda di pregar pe' nemici, e il Redentore degli uomini pregò pe' suoi crocifissori.
Ma nè il cardinal legato, che certo non era pio abbastanza da sperare miracoli,nè alcuno de'capitani si mossero dal proposito loro; presero bruscamente commiato, e salili sulle naviritornaro-
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