La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
238 APPENDICEcammino non avessero dato agio a*Francesi e al duca di provvisionare la città. 11 Bali diDigione vi introdusse 2000 Svizzeri, e il Moro buon polso di fanti; poi co'doni e colle blandizie si cattivò la benevolenza degli Adorni e di Gian Luigi Fie-schi, mentre il di lui fratello Ibleto, mosso da altre ambizioni, e l'ex doge cardinale Fregoso venivano sull'armata napolitana. Gli altri ancora si guadagnò, nobili o popolani, e gli aderenti o sospetti di favore agli usciti nelle Riviere o in Genova chiamò a Milano. Talché Federico dopo alcune inutili correrie in Riviera di Levante, vinto Ibleto a Rapallo, danneggiata la sua armata, si ri-tirirò a Livorno senza niente più tentare.
(i495) Carlo Vili nella sua marcia si era fatto cedere dallo sbigottito Pietro de'Medici, succeduto a Lorenzo suo padre, Pietrasanta e Sarza-na, il che fu cagione di sdegni a Firenze, a lui di esilio. Quelle terre pretendeva Lodovico, siccome tolte da'Fiorentini a Genovesi; e si ancora perchè offrivano un passo favorevole al dominio di Pisa cui mirava, e che già soggiogata da'Fiorentini, si ribellava a loro; ma le volle presidiare il re.Da qui il primo occulto pentimento nell'animo dell'ambizioso Sforza,e benché in apparenza lieto che Carlo gli avesse conceduta l'investitura di Genova,come pochi anni innanzi a Gian Galeazzo suo nipote, se ne tornò a Milano pieno di cruccio e già covando la vendetta. Gian Galeazzo era morto in questo anno medesimo nel castello di Pavia, poche settimane dopo che il re Carlo lo andò a visitare; e di veleno, come è fama, amministratogli da Lodovico, che si acclamò duca.
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