La storia della antica Liguria di Girolamo Serra
DISCORSO QUARTO 290 *
car le milizie sopra gli schifi delle galee, tenta uno sbarco alla piazza di Sarzano, a Carignano, un'altra alla Mala paga, di nuovo a Carignano nella bellissima villa de'Sauli, confortando il popolo irresoluto a spezzare il giogo straniero e a gridar libertà. Il popolo corre all'arme, fugge il nemico, Genova è libera. La peste non temuta da Andrea imperversava da più tempo in Genova; talché il Triulzio, comandante della città, riparato si stava nel Castelletto. Per ciò medesimo il presidio francese andava indebolendosi ogni giorno, e le comunicazioni col grosso dell'esercito in Lombardia eran sospese. Oltre a questo la libertà è voce, cui un dolce e giusto governo scema vigore, un sospettoso e ostile l'accresce. La liberazione di Genova non fu dunque l'impresa più ardua e maravigliosa di Andrea. Ma il non aver disperalo della Repubblica, quando essa sembrava già spenta, non diffidato de'suoi cittadini per qualunque sembianza di mutabili ingegni e di animi assorti nelle discordie; l'aver procacciata la pubblica indipendenza a favore di eguali, forse ancor di nimici, più tosto che un principato feudatario a prò di sè stesso e della sua stirpe, quantunque l'unico suo protettore potesse sgradire il primo disegno, e aver già in mente il secondo: in tutte le occasioni, in tutti i tempi e presso di Carlo V non solo, ma del cupo Filippo suo successore l'aver sostenuta e caldamente difesa la medesima causa, sempre pronto a servire il suo re, a difendere la sua patria, a onorare e riverire i liberi suffragi de'suoi cittadini, questo è ciò che solleva Andrea Doria al cielo, e metted
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