Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO PRIMO. 39
traeva i Cristiani ne' suoi ferri. Stanchi dei gravi 1113-1118. insulti i Pisani tolsersi di rompere le catene dei loro fratelli, e di distruggere quel nido infesto di ladroni. Sì lo fecero come dissero: armarono immantinenti una flotta a cui un Nunzio del Papa venuto a bella posta da Roma benedì i vessilli : dopo gravi fortunosi accidenti di mare e sanguinosi conflitti, giunsero ad Ivica e se ne impadronirono; poi buttaronsi su Majorica che difesa da triplice muro e da disperati Saraceni oppose loro invano saldissima resistenza: le mura furono superate, il presidio trucidato, le catene dei Cristiani infrante. Il figliuolo del Re e la Regina stessa di Majorica colle immense spoglie, frutto di tanti anni di lucroso corseggiare, vennero condotti a Pisa e ricevuti tra le dimostrazioni di entusiasmo e di gioja dell'ebbro popolo. La fama di questa gloriosa conquista suonò molesta alle orecchie dei Genovesi : T invidia o l'emulazione gli punse : cercarono un pretesto di guerra e 1' ebbero assai presto trovato.
Moriva in Roma dopo lungo e burrascoso pontificato il secondo Pasquale : gli succedeva col nome di Gelasio li Gioanni Gaetano o Cajetani, nativo di Gaeta ma originario di Pisa. I primi giorni del regno del novello Gerarca furono segnati dall'empietà e il sacrilegio. Cencio Frangipane, ardito fa-zionario del quinto Arrigo, udito appena dell' elezione di Gelasio, corre alle porte del tempio con un pugno di masnadieri, le infrange, afferra per la gola il vecchio e pio Pontefice, lo percuote con
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