Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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4<23. a scempiaggine e peggio. Non comportasse Sua Beatitudine, non comportassero i Cardinali, Arcivescovi, Vescovi e Abati tanta ingiustizia. Sperare finalmente che in affare di sì grave momento « non avrebbero deciso senza posati pensieri, e « soprattutto non condannata la Chiesa di Pisa a « patire così sanguinoso affronto. »
Queste ed altre molte sensate cose e in gran parte giuste esponeva l'Arcivescovo di Pisa a quel-r augusto consesso, e vi facea quasi breccia, se non che troppo gran foco mettea nel dirle, e direttamente feriva col guardo e col cenno coloro che più apertamente parteggiavano pei Genovesi. Era fra questi un Gualtiero Arcivescovo di Ravenna che coi Pisani avea ruggine. Costui guardava torvo Roggero, e torvo n' era guardato. Gli ambasciatori genovesi sorgevano intanto, e più cautamente procedendo, e più umili parole adoperando, parlavano a un dipresso nella Seguente sentenza.
« Non è nostro intendimento osando aprir bocca « al cospetto di sì venerando consesso, mandar innanzi una sola ragione che a quanti qui seggono « sia per riescire non nota. Ogni parola sarà indarno, « chè la perspicacia vostra ha senza nessun dubbio « già afferrata la verità tra le tenebre in cui venne « insidiosamente ravvolta. Lungi da noi il pensiero « di sminuire i meriti della Repubblica pisana: « certo ella è sempre stata fedelissima alla Chiesa « degli Apostoli ; certo il nome suo suonò terribile « alle orecchie dei nemici della santa nostra fede.
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