Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro primo. 47
« Le spade de' suoi guerrieri si piantarono nei u». « fianchi dei Saraceni, i suoi vessilli sventolarono « sulle torri di Corsica, e di Sardegna. Ben disse « il venerando Prelato: ma come i Genovesi ante dassero primi a quelle imprese da lui magnificate , eglino i secondi, noi disse : come il Re « Musetto venisse in ferri a Genova e non a Pisa, « noi disse, E parlando di puntellare la fede, non « disse come la nostra gloriosa Repubblica abbia « inalberata la rossa Croce del Pontefice Urbano « sulle mura di Gerusalemme * d' Antiochia, di « Cesarea, di Laodicea, di Tolemaide , di Torte tosa e di altre tante e tante città della Siria, « della Soria e della Palestina. Tacque che Genova non Pisa è la figliuola primogenita di Roma: « dissimulò che le coste d' Italia furono purgate « dei Saraceni più che dall'armi sue, dal terrore « del nostro nome. Ora, che dire dei privilegi « eh' essa pretende esclusivi sull' isole di Corsica « e di Sardegna ? Se le concessioni dell' ottavo « Benedetto sono valide, chi meglio dei Genovesi le ha meritate ? Gregorio VII scriveva, è « vero, ai Vescovi ed ai nobili uomini di Corsica, lagnandosi di ciò che non prestavano ancora nè fedeltà nè servigio al beato Pietro , « ma non invitavagli a cacciar dalla loro isola i « Genovesi a forza. Cacciarne a forza i Genovesi ! « Tal frase suonare assai male in bocca di tutti, « chi l'ignora ? Suonar malissimo in bocca di « quei di Pisa, a chi non è noto ? Ma, lasciate
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