Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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33. nazioni di forti. Pregavagli a dimetter dall'ire, © a non usarle che a' danni dei nemici della religione, a Mancavan forse? Oh mancassero! Nulla dire dei Saraceni che fatti baldanzosi appunto dall'assenza delle navi liguri e pisane infierivano contro i Cristiani liberatori del Santo Sepolcro: nulla dire di quelli che disertavano l'Itale coste e ne traevano schiave le popolazioni. In Roma stessa non trionfare infestissimi nemici, non regnare scandalosi scismi, non rinverdire Babilonia e le sue turpitudini? Che tardare a mostrare quanto valessero le anni unite dei valorosi; che tardare a metter fine alle tribolazioni della Chiesa? Quale più nobile impresa , quale più giusta, più santa quale ? Stendes-sersi dunque, soggiungeva, le fraterne mani; giurassero non più levarle che per abbracciarsi. Dio Sommo, Dio Onnipotente ricompensamegli : vo-lernegli ricompensar Egli primo compartendo a tutti l'apostolica benedizione, concedendo loro ciò che ambivano , e per cui da quattordici anni si straziavano ».
Cosi diceva l'accorto Pontefice, nè si stava ai detti : la Chiesa di Genova toglieva dalla dipendenza di quella di Milano , innalzavala alla dignità Arcivescovile, consacravane Pastore il Vescovo Siro: a Lui assegnava come a Metropolitano , suffragaci tre Vescovati in Corsica, il Maranense^ il Neb-biense, e quello di S. Pietro d'Ajaccio: ereggeva di nuovo i Vescovati di Bobbio e di Brugnato, e mettevagli in giurisdizione di lui. Confermava quel
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