Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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1139-1145 geva la libertā dei popoli o la tirannia dei loro signori , secondochč tornava a conto agi' interessi suoi proprii, nč cura vasi degli altri se non se pe r aumentar le sue ricchezze e rassodare la sua indipendenza.
Privo di legge era a quei tempi il mare: preda e dominio oggi di questo, dimani di quello, non v'era codice che il commercio assicurasse, tranne quello della forza. Incontravansi due galee di diversa nazione : guatavano prima, indi la pių in polso o la pių coraggiosa andava a voga batutta sul-1'altra, la combatteva, e se le riesciva, rapivala e traevala schiava. Cosi perpetuavansi gli odii ^ le antipatėe , cosi addestravansi i Genovesi alle armi, cresceano in forze, e teneansi pronti alle luminose imprese che lo spirito conquistatore del secolo preparava ai forti. Il mondo allora pių che ai di nostri era di chi sei pigliava.
Ora vengo alle spedizioni di Spagna. Era l'anno 1146, e la Repubblica risoluta a colorire i disegni clic abbiamo detti, armate ventidue galee e sei golette, e munitele di quante macchine ossidionali poteano venire all'uopo, ne affidava il comando a Caffaro di Caschifelone uno dei consoli e il primo che imprendesse a scrivere con ordine gli annali della sua patria. Quanta truppa da sbarco portassero di sopraccollo quelle navi, noi dicono gli storici , e solo menzionano un drappello di cento cavalli destinato a far impeto nel caso di regolare battaglia. Caffaro, sceltosi a compagno un Oberto
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