Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro secondo. 85
ma perchè s' accorsero che guardavano senza 1147 vedere, e sapeano altronde come importasse, fossero i nemici fatti certi, essere sgombre le valli e sicuro il piano, stettero dal batter palpebra. Tornarono difatti i mandati all'esplorazione verso la città, e drappellando da lungi le bandiere , invitarono i Saraceni alla sortita. Proruppero a sciami dalle porte, e in numero di ben quarantamila, se fama non esagera, piombarono sulle poche squadre di Baldovino, che al rabbioso torrente oppose vi-rilissima resistenza, ma non tale però da frenarlo o divertirlo. Perdeva in quel subito scontro, buona mano de' suoi, e veniva ributtato alle galee, perchè forse il Conte di Barcellona non giungeva presto abbastanza per richiamar contro se stesso parte di quella furia, e perchè le venticinque galee che ce-lavansi dietro il capo Lena, non poterono con celerità eguale all'uopo, unirsi alle quindici dell'avan-guardo. Ma benché un po' stentate, queste congiunzioni avean luogo. Raimondo comparve minaccioso dalla parte di terra ; le quaranta galee schieravansi a fronte della Meschita in guisa che l'ala sinistra toccava al porto, la destra la vicina spiaggia. Erano queste fazioni terminate appena, che scoprivansi in lontananza le galee di riserva lasciate al capo di Gatta, le quali, o presentita vicina la battaglia, o cosi volessero i preventivi concerti, venivano a gonfie vele e giungevano in buon punto. Dodici di esse schieravansi a rafforzar l'ala di stanca, atte-lavansi le altre nel mezzo: così disposte le cose,
| |
Saraceni Baldovino Conte Barcellona Lena Meschita Gatta Raimondo
|