Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese

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      LIBRO SECONDO. 87
      per battere il fianco orientale della città , finche 1147 atterrate le mura, fosse loro fatta facoltà di penetrarvi con bella fronte. E si fecero come dissero: calmata la tempesta, tornarono alla spiaggia che occuparono circonvallandola con fosso : macchine ed attrezzi sbarcarono, e prestamente disposero per andar sotto alla sicura. Frattanto non ista-vansi i Saraceni in ozio, che indovinato il pensiero , uscivano per ben tre volte a disturbarli nei lavori, e molti sino alle navi si avvicinarono col disegno d'incendiarle : ma rincacciavanli i vigili Genovesi, e si affrettavano: già erano preste le macchine, già incavalcati i mangani e gli arieti, già muovevansi le castella e le torri, allorché giunse aspettato Alfonso d* Aragona, seco conducendo un migliaio di fanti e quattrocento cavalli. Lo salutò con gioja T esercito ; avvicinaronsi alle mura i bellici tormenti, ed i ferrati arieti cominciarono il rovinoso loro uffizio.
      Non pertanto perdeansi d' animo i Mori ; percossi ripercótcvano , urtati riurtavano, e l'armi e il fuoco, e le falci, e la pece a vicenda, e tutto insieme, adoperavano. Ma se mostravansi prodi gì' Infedeli, mostravansi più prodi i Cristiani : dopo un percuoter lungo, riuscivano ad atterrare un diciotto passi del muro che serviva di cinta alla città, e ad occupar due torri. Spaventati allora dall'imminente pericolo, i Saraceni ricorrevano alle astuzie: mandavano segretamente ai consiglieri o ministri del Re Alfonso , e ne tentavano la fede: « Ora,


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Storia della Repubblica di Genova
Dalla sua origine sino al 1814 (Tomo Primo)
di Carlo Varese
Tipogr. D'Yves Gravier
1835 pagine 423

   

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