Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
92 STORIA DI GENOVAsi48-ii49era sempre pronto a menar le mani purché avesse speranza di compensi. Volgeva il giugno alla sua fine quando, messe a termine macchine e castella, moveano i Genovesi da Barcellona per a Tortosa : si accozzavano i navigli alleati alla foce dell' Ebro, donde spintisi sino a due miglia dall' agognata città, venivano i capi a parlamento di guerra, per avvisare ai mezzi più sicuri di terminarla.
Era Tortosa più che al dì d' oggi forte e possente , posta a cavaliere del fiume, quindici miglia lontana dal mare ; e come Almeria, fabbricata parte in monte e parte in piano. Un ponte sorretto da navi, e perciò facile ad essere trasportato, spianava il fiume : un rivellino munito di torri Io difendeva ; e sovrastante alla città, alza vasi la cittadella che Sueta dicevasi, separata da certi colli chiamati Bagnere, mercè un ampio fosso largo ottantaquattro cubiti, ed alto oltre sessanta. Queste ed altre cose avvisatamente considerate , disposero della guerra nella seguente guisa : dovesse la metà dei guerrieri genovesi, con una parte dei cavalieri del Conte, starsene nelle vicinanze del fiume, nelle pianure alla città stessa adiacenti : Y altra metà con Raimondo e con Guglielmo , occupasse le Bagnere di fronte alla cittadella. Gì' Inglesi poi, i cavalieri del Tempio, e le altre genti di ventura, si attendassero anch' esse lungo il fiume, ma verso il rivellino. Cosi erano ordinate le cose quando, mentre si montavano le macchine ossidionali, una mano di animosi ma sconsigliali soldati genovesi, senz' ordine dei consoli o
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