Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
g4 STOMA DI GENOVA
1148-1149 impresa da non condursi a fine senza gravi cimenti e molto sangue. Perciņ, raccoltisi a consulta, pensarono al da farsi. Propose il Conte di Barcellona che s'avesse senza indugio a colmare il gran fosso che le Bagnere separavano da Sueta : impegno tanto pił spaventoso, quanto che i lavoratori vedeansi esposti senza ripari a tutta l'ira dei nemici, i quaK tempestavano gagliardamente dalle mura. Pure, siccome questo consiglio era il solo che offerisse fondamento di buon esito, ammonivano i consoli s' accingesse l'esercito all' opera : grandi e piccoli, capitani e soldati ponesser mano alle ceste, alle carrette, alle barelle. Nč fu il comando male accolto: migliaia di guerrieri usi al ferro e non ai servili lavori, diedersi alacremente a carreggiare, a barellar terra, sassi, letame, fascine, si che in breve due terzi dell' ampio fossato si vide adeguato. Accostarono allora un gran castello nuovamente costrutto, di saldissime tavole l'una all'altra connessa, con profonde capruggini, e di grossi montoni munito e di mangani smisurati, cui trecento soldati doveano dar moto.
Ma non si stavano da gagliarda ed opportuna difesa i Saraceni che dall' altezza delle loro torri lanciavano pietre, alcune delle quali pesavano oltre a dugento libbre, nč poco danneggiavano i lignei ripari dei Cristiani. Grandinando senza posa sul castello, ne fracassarono un angolo. Correvano al riparo i Genovesi e con reti di ben contorte funi respingevano i sassi, e riattavano le tavole scas-
| |
Conte Barcellona Bagnere Sueta Saraceni Cristiani Genovesi
|