Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
102 STORIA DI GENOVAii5o-h54estendere la sua signoria su quei di Noli; quei di Noli noi tolleravano : quindi discordie, e talvolta percosse. Adopravansi i consoli per comporre i dissidii, ma Enrico insolentiva. Rammentavangli allora il giuramento e chiamavanlo a risiedere in Genova; giacché tale era la politica delle Repubbliche le quali, per togliere ai nobili e signorotti, abbenchè liberi feudatarii, di congiurare, costrin-gevangli a recarsi ad abitar la capitale, che cosi popolavano ed arricchivano. Enrico però, gli avvisi e le chiamate buttavasi dietro le spalle, armavasi, correva di soppiatto, con cavalli e fanti al castello di Noli, e col favore di certe intelligenze con quei di dentro, se ne facea padrone. Diceva allora con voce più alta, che il Marchese Bonifazio suo padre, teneva dagl' Imperatori, oltre la città, il marchesato , il distretto, il vescovato di Savona e il Finale; colla facoltà di fer demolire le castella o le torri costrutte senza suo consenso in Segni, Pertica e Noli: diceva, voler che si rispettassero i suoi diritti ; aver giurato con Genova patti di comune difesa, non di servaggio; dover fedeltà all' impero e a nessun altro. Delle quali proteste sdegnavansi i consoli, e mandarono un forte polso di cavalli e di fanti che manomettevano e devastavano quello che manomettere e devastar potevano nelle Marche di Savona, e che il Del Carretto correva a frenare, e respingeva non senza loro danno.
In questo, Federico era da Roncaglia venuto a Torino, ed i suoi passi aveano lasciato orme
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