Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO SECONDO. I<)5
guerra all'impero greco, nè farebbero ingiuria alle n55 città o terre di esso, riserbandosi però il diritto di difeudere all' uopo, contro lo stesso Imperatore i loro possessi della Siria, acquistati nei tempi delle crociate. Queste condizioni giurate solennemente nella chiesa di San Lorenzo, non ottenevano cosi presto eseguimento, o sia che nelle prime caldezze si raffreddasse Emanuele, o sia che paventasse veder i Genovesi metter radice ne' suoi stati, posciachè dalle insolenze dei Veneziani, argomentava quelle dei novelli alleati.
Mentre tali cose concordavano coli' Imperatore n5ff greco , non intralasciavano i consoli di stringersi collo stesso Guglielmo di Sicilia, il quale, perchè in sospetto di Federico , affrettavasi di stipular con loro onorifici patti di commercio, e di reciproco vantaggio.
Così ordinate le cose , stettero aspettando che Federico si risolvesse ad avergli o amici o nemici. Fremeva l'Alemanno Imperatore, conscio di queste pratiche , e ben avrebbe voluto trattarli come avea trattato le città di Lombardia, ma non glielo consentivano i tempi. Chiamava però in Pavia gli Ambasciatori della Repubblica e tornava a blandirgli ; poi con oneste promesse congedavagli, o rimandando a miglior uopo il pensiero di deprimergli, o tuttora confidente fossero per concedergli, soccorritrici all'impresa di Sicilia, le loro flotte. Partiva poi alla volta di Roma dove con molti contrasti riceveva la corona imperiale dal Pontefice Adriano IV
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