Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO SECONDO. 11 Idi tutte le regalie ; stabilivano cioè che i Ducati, u58 i Marchesati, le Contee, le zecche, le gabelle f i pedaggi, i porti, le pescagioni, ed altre simi-glianti cose, erano tutte di diritto imperiale, per cui si apriva all'impero una inesauribile fonte di tesori, senonchè molti contrastavano alla servile decisione e ricusavano sancirla ed eseguirne le condizioni.
Forte per questi mendicati diritti, ma più per l'immenso esercito che lo circondava, tentava Federico la sommessione della Repubblica ligure, mandandole commissarii che l'invitavano a seguir T esempio di tutti i Principi d* Italia, a giurare fedeltà all'impero, a dare ostaggi, ed a dimettere le regalie. Nel tempo stesso, parlando parole di padrone, intimavanle, preparasse navi che li tragittassero in Sardegna ed in Corsica, dove era loro imposto recar ordini dell' eguale tenore. Alle quali superbe richieste rispondevano i consoli con molta cortesia, ma ad un tempo ordinavano si raddoppiassero gli operai, e dì e notte si lavorasse alle muraglie , alle torri, ed alle castella. Ragunavansi poi in segreto consiglio per risolvere sul da farsi. Alcuni più timidi rappresentavano « essere impossibile resistere allo sterminato numero delle falangi alemanne le quali, non che scemare d'un sol uomo, vedeansi giornalmente crescere, per le truppe ausiliarie di tutte le città italiane ridotte in servitù : rappresentavano, essere quei soldati avidi di sangue e più d'oro : aver Genova fama di molte ricchezze,
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