Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
112 STORIA Ì)I GENOVAii 58 perciò piìi arrabbiate divenir quelle genti per impadronirsene. Rammentasse la Repubblica d' essere circondata da molesti vicini già da essa conculcati : rammentasse non dimenticarsi le ingiurie, bensì dissimularsi finche fortuna offre il destro di vendicarle. Non confidasse di troppo nelle sue truppe: i Genovesi battersi assai bene sulle acqne , poco conoscere la guerra di terra : essere piuttosto atti alle offese che alle difese. Pensasse alle fazioni assai vive, all'erario assai povero, aver nemici i Provenzali , i Saraceni, i Pisani. Piegasse alla dura necessità, scongiurasse la tempesta a qualunque costo : esser poi facile trovar ripieghi che ai forzati patti rimediassero ». N
A questa sentenza che il consiglio o la paura dettavano, rispondevano i più ardimentosi : « Ver-gognassersi di proposte cotanto contrarie all' onore, alla gloria, alla dignità, agi' interessi della Repubblica. Esser Genova in istato di far fronte al mondo tutto, nonché alle squadre del Barbarossa. Vedessero con quale stupenda gara corressero uomini, donne e fanciulli, poveri e ricchi, alla fabbricazione delle mura: vedessero con quanta prestezza si allogasse pietra sovra pietra, quasi da far vere le favole degli Orfei e dei Lini. Ora, di che si teme, dicevano, di che si teme per Dio ? Sono numerose le falangi nemiche ? E siano : vengano , oh vengano nelle sterili nostre montagne ! Di che si nudriranno ? Mangieranno le rocche che ci accerchiano ? Condurranno per codesti dirupati sentieri,
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