Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO SECONDO.
macchine atte a diroccare le saldissime nostre mu-raglie, le nostre torri, i nostri spaldi? Movesse, soggiungevano, movesse Federico verso i liguri colli : abbandonasse per un sol giorno Brescia , Milano e le altre cittą lombarde, sommesse ma non dome, conculcate ma frementi: movesse, si chiudesse tra due nemici, 1' uno arrabbiato per le recenti percosse ; florido , intatto 1' altro , strapotente, non mai vinto. Quanto all'infrangere poi a pił propizia occasione i patti, qualunque fossero per essere , grave colpa il pensarlo : mentisse il debole , si spergiurasse il vile, non una Repubblica potente e gloriosa. Essere giunto il tempo di sciogliersi di diritto, come gią si era di fatto. Suonava recente la fama dell' eroica costanza di Tortona contro cui rompevano senza pił tutte le falangi dell'impero, se a salvarsi da tanta infamia non chiamavano soccorrevoli la fame, la sete, e pił truci spedienti : resistere Tortona, non resistere Genova? Concludevano : si rimandassero i messi imperiali con un ricambio d'insolenti parole : non si evitasse, si provocasse anzi l'ira del feroce Alemanno : venirne salute alle altre cittą d'Italia, venirne perfetta indipendenza alla Repubblica ».
Tra queste due si contrarie sentenze, sceglievano i consoli una via di mezzo. Riconosceano che la cittą col mare aperto, poteva assai bene e per lunga pezza durare ; ma non giudicavano di dover bravare un nemico potente colla sola mira di resistergli. Tutta l'Italia era allora pazzamente divisa : potea rumoreggiargli alle spalle , ma grosso co-Tomo I. 9
| |
Federico Brescia Milano Repubblica Tortona Tortona Genova Alemanno Italia Repubblica Italia
|