Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro secondo. 133
giurate a nome dell'Imperatore, autenticate del sigillo ufo imperiale, registrate e sottoscritte da una folla di Principi e di Primati richiesti testimonii della santità del sacramento, e dagli ambasciatori della Repubblica.
Tale avean fine le minaccie di un Principe che nella immane sua ferocia, le virtù, belle negli stessi nemici, la costanza e il coraggio, avea spesso punito coi supplizii più atroci. Il trattato di cui abbiamo riferite le norme principali indica abbastanza quale linea egli seguisse nel regolare i proprii interessi. Federico distruggitore di Asti, di Tortona e di Brescia, Federico assiso sulle rovine ancora fumanti dell'insubre capitale, stretto con giuramento ai Pisani, ad eccidio e sterminio della Repubblica genovese, compruova ai posteri col trattato che abbiamo riferito, come ijelle distruzioni dalle quali si facea precedere e seguire, egli non fosse solo guidato da un istinto feroce, o da una natura subita e irascibile quali erano per esempio in Totila e in Gengiskano, ma si da un freddo calcolo che imprime alle atrocità una nota incancellabile d'infamia. Quei Liguri ai quali facea proteste cosi sviscerate di afFetto e di predilezione, quelli da lui innalzati al dissopra di tutti i popoli d'Italia, dei quali lodava l'industria, il coraggio, la forza, egli gli detestava. Possente, orgoglioso, vendicativo, crudele , scendeva con essi alle blandizie. Così il grande come il piccolo, il monarca come il privato-divièti umile e mite se lo stringe la necessità; prepotente e superbo se gli sorride fortuna.
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