Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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1162 Si rinfocolavano per questo le ire piuttosto sopite che spente tra Pisani e Genovesi. Le paci, o per dir meglio le tregue, erano sempre state così mal ferme che spesso rompevansi dai particolari senza che la pubblica ragione punisse coloro che traevano lo stato a lotte sanguinose. Irosi, turbolenti, pronti di lingua quanto di mano, quando incontravansi in esteri paesi, davano più libero corso a queir odio nativo che, per così dire, succhiavano col latte. Beffeggiavansi, motteggiavansi, mor-dcvansi; nei contratti si ledevano: quindi schiamazzi, insulti, vitupera, botte, uccisioni, vendette. Da trent' anni però non erano più le due Repubbliche venute a quella guerra aperta e sterminatrice, formalmente dichiarata e con vigore non interrotto alimentata. Avean giurato pace nelle mani d'Innocenzo II, aveano giurato ajutarsi, proteggersi come avrebbero dovuto fare e non faceano : intanto erano cresciute in prosperità, erano cresciute in insolenza, funesta pianta che porta sempre acerbi frutti o amari. Ora, avvenne che* trovandosi i Pisani in Costantinopoli al numero di due mila, mal sofferendovi la concorrenza commerciale dei Genovesi i quali non erano più di trecento, corsero su di loro, molti ne uccisero, i superstiti obbligarono alla fuga., e i loro fondachi e magazzini depredarono di mercanzie e d' ori. Tra quei che perivano, era un giovine figliuolo di Ottone Ruffa di nobilissima schiatta, la cui morte dovea destare gravi molestie negli animi del padre e dei parenti
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