Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro secondo. 187
1' abbrivo , e di correre a vendicare 1' onor nazio- n$» naie : riesci vano sempre gradili quei comandi che invitavano ai cimenti il ligure valore r e più quando per essi sbramavansi gli odii e le vendette. Volavano quindi sino alla foce dell' Arno , rovinavano una torre che ne difendeva l'ingresso , e si pruo-vavano per isforzarne il passo, ma il difendevano virilmente dalle rive le soldatesche , più che le ciurme dalle navi eh' erano poche : due di queste cadevano anzi nelle mani dei Genovesi che se le strascinavano dietro a rimorchio, allorquando uscivano a liberarle i Pisani con tutte le forze che aveano iteli* Arno : perlocchè , accortisi i Liguri che sarebbero loro state ritolte, le davano alle fiamme, e ritiravansi in Portovenere per istarvi a guardia del preponderante navilio nemico, e corrergli addosso se 1' opportunità fosse venuta propizia.
Intanto che queste avvisaglie seguivano presso le rive del mar Tirreno, quattro altre galee genovesi solcavano le acque di Corsica e Sardegna a danneggiare le navi marcantili della rivale Repubblica. Guidavale Ottone Ruffo, padre di quel Ruffo ucciso in Costantinopoli nel tafferuglio che abbiamo raccontato. Ogni parola dell'esulcerato vecchio suonava vendette: quanti di Pisa gli capitavano alle mani, tanti scannava, finche più stanco che sazio, rimetteva dal ferire e consentiva si conducessero in Genova i prigioni tra i quali era un Buonaccorso Sancasciani console di Pisa , colto su d'una galea che carica di molto danaro veleggiava verso l'Arno.
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