Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro secondo. ifò
di Barisone, e con esso presentavansi a Cesare in i Pavia due ambasciatori di Genova. Introdotti all' u-dienza dell' Imperatore, esponeva il Vescovo Ugone la sua missione, chiedeva pel suo Giudice il titolo e le insegne di Re: prometteva a nome di lui di riconoscere la signoria dell'impero, pagar annuo tributo, e numerar frattanto quattromila marche d' argento. Non dubbiava 1 Imperatore : accettava la signoria e 1' arra ; ne lo tratteneva la considerazione dell' aver egli alcuni anni prima, conceduta la sovranità della Sardegna a suo zio Guelfo, ne le querele dei Pisani che dolevansi dell' ingiuria e del danno, e protestavano opporrebbersi ai Genovesi, se si pruovassero a condurre in terraferma il novello eletto, per esservi coronato. Ma i Genovesi non badavano alle minacele dei rivali, salpavano da Genova coi nunzii imperiali cui riconduce vano poi insieme al fortunato Barisone.
Moveano ad accoglierlo i consoli con molta onoranza , e indi a poco faceanlo accompagnare in Pavia dagli oratori della Repubblica, Lanfranco Alberigo , Piccamiglio, Guglielmo Doria, Gionala Del Campo ; e dai giureconsulti Bigotto e Guido Laudense. Lo riceveva nella Chiesa di San Siro l'Imperatore , lo incoronava colle sue stesse mani con un diadema appostatamele lavorato in Genova, e dava a quella funzione tutta la pompa e 1" apparenza di una solennità veramente regale. Ne in mezzo a tanto apparato, stavansi dalle querele e dalle rampogne gli ardimentosi Pisani : rammenta-Tomo /. ? SGoogI
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