Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro secondo. l4jtavą un prestito, e mandava le quattro mila marche d'argento. Poi, siccome servigio chiama servigio, apprestava le galee per ricondurre ne* suoi stati Barisone, ed entrava in malleveria di novello presto.
Dal canto suo Barisone non dimostravasi, almeno colle parole, sconoscente ai tanti benefizii: rendea grazie pił che potea maggiori ai maestrali genovesi : esser loro debitore , dicea , della corona acquistata : rimarrebbe quindi nelle siģe mani la procurazione del regno; apparterrebbe alla Repubblica l'impero: ma delle magnifiche parole poco fidandosi i consoli , richiedevanlo, autenticasse colle pergamene le promesse, ne Barisone stava in forse, e con pubblica carta, obbligava se stesso a soddisfare ad ambi i debiti dalla Piepubblica contratti, prima di metter piede sul proprio litorale : a pagare nel caso di futura guerra del comune, lire centomila, oltre a quattrocento marche d' argento annue : per la fabbrica di San Lorenzo in Genova, costituiva la dotazione di due Corti : prometteva ereggere in quella cittą un palazzo reale e abitarlo di quando in quando : dar voto all' Arcivescovo perchč gli fosse conceduta la legazione pontificia sui vescovati dell' isola ; e cedere alla Piepubblica le rocche di Marmilla e di Arcolento, non che tanto territorio in Oristano , quanto bastasse a cento case pei Genovesi che colą trafficavano.
Queste condizioni, che eseguite doveano largamente compensar la Repubblica dei sagrifizii gią fatti, e di quelli eh' era per fare, furono consentitebyGoOgI
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