Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
l(j2 stokià di genova
ìi66 assoluta non mai : piuttosto fomite di guerra che vera guerra.
Tra queste molte e fastidiose fazioni, ve n'ha pure alcuna di una qualche importanza. Giova riferire quelle di Vernazza e d'Albenga, eseguite quasi per rappresaglia l'una dell' altra. Era Vernazza una terra poco da Portovenere distante : la signoreggiavano una rocchetta ed un castello, posti sul culmine di un monte sulla riva marittima, e quella rocchetta e quel castello teneva un Enrichetto di Car-pena : costui parteggiava alla scoperta pei Pisani, e balestrava da quei suoi siti i Genovesi quando passavano, e più particolarmente quei di Portovenere eh' erangli continuamente a tiro , del che ricevevano non poca noja. Ora, avvenne che pei soliti piati, stavano nelle acque di Portovenere i consoli di Pisa, quei di Genova, e Conrado Cappellano dell' Imperatore , secondo il consueto da lui mandato in sembianza di conciliatore, ma in sostanza per carpir lire e marche d'argento alle due Repubbliche. Tratta vasi di qualche galea predata, trattavasi delle prestanze fatte a Barisone, e delle ragioni già mille volte addotte sulla supremazìa della Sardegna. Conrado ascoltava, i consoli riferivano, le ciurme insulta vansi , i militi scambiavano frecciate e sassate ; e intanto queir Enrichetto la facea da tirannetto, e tribolava dall' alto uomini e navi di Liguria. Simon Doria, console, uomo di molto senno e d' eguale sagacia , perdeva finalmente pazienza, ma noi mostrava : bensì ponevasi in agguato nel bujo d'una
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