Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
164 storia di genova vii66 Mettevano a profitto la lontananza d'Amico quei di Pisa : le otto galee menzionate non erano che le speculataci del .mare, destinate, più che ad as--saggiare il nemico ad illuderlo. Ventitré altre, escite in quel frattempo a voga battuta, univansi alle otto, e così congiunte piombavano sovr' Albenga. Era la maggior parte degli Àlbenghesi assente, posciachè correvano allora le fiere di Provenza le quali traevano gran concorso d' uomini, e grande smercio di mercanzie favorivano. Ben resistevano i pochi che la città difendevano; ma colti alla sprovvista, quantunque gli esortassero i Genovesi a star sempre sull'avveduto, dovettero cedere. Albenga n'andò a ruba prima e poi in fiamme ; e come se il saccheggio e l'incendio fosser poco, vennero le zappe e le subbie a compier 1' opera di sovvertimento e di distruzione.
Giungeva la non fausta novella a Genova che ne fremeva : armava in tutta fretta trentacinque galee e mandava un' altra volta il consòie Grillo alla vendetta. Volgeva egli per a Sant' Egidio dove, dopo il fatto d'Albenga, aveano riparato colle prede i nemici; e forse gli assaliva colà per impeto aperto benché protetti dai loro alleali del litorale senonchè, giunto tra le Forche e quella terra, dava sgraziatamente in secco : sfuggivagli di nuovo 1' occasione perchè, mentre attendeva a sciogliersi, i Pisani faceano che tutto il litorale sorgesse in armi. Grillo imprendeva novelle pratiche, assoldava in suo soccorso mercenarie squadre di Mar-»
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