Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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1163 eh1 essa le sue superbiette e la smania di allargarsi, Lucca assaliva all' impensata il castello d' Asciano eh' era da Pisa poco più di quattro miglia distante ; e sì subito era V attacco e sì gagliardo, che invano resistevano quei di dentro, e tardi mandava Pisa a soccorrergli. Traevano i Lucchesi tutto il presidio prigioniero, e ne mandavano il fiore nelle carceri di Genova a disposizione di quella Repubblica.
L'atto indegno commuoveva Pisa: chiamava vigliacchi i Lucchesi e più vigliacchi i Genovesi ; gridava infrante le leggi della guerra e più quelle della gentilezza ; reclamava, imprecava, minacciava, ma senza prò. Rispondeva Genova schernendo « vigliacco esser sempre il vinto: non aver la guerra altre leggi fuor quelle che piacciono al più forte; la gentilezza doversi cercar altrove che nell' armi ; esser nondimeno pronta a restituir quei prigioni dei quali non faceva poi quel gran conto che credevano : mandassero pure : si tratterebbe una volta buon accordo, a cui Genova veniva con animo volenteroso, perchè lo star sui cavilli non era vizio di chi senti vasi forte in ragione ».
Con queste superbe parole aggiungevansi ai danni gì* insulti ; ma Pisa accettava le proposte, e mandava a trattare : e in ciò almeno mostrarono i com-missarii concorde volere ed efficace. I prigionieri dell'una e dell'altra parte tornavano sciolti, ciascuno alle proprie patrie.
Il buon successo di queste trattative dava lusinga
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