Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro secondo. I79
cilìa, Guglielmo II viveva tribolato da' suoi Baroni u69 che mettendo a profitto la debolezza d'un governo in tutela, minacciavano rovesciarlo dal trono : domandava pace al di fuori per fermarla più facilmente al di dentro; e Genova mandavagli ambasciatori, ma chiedeva al solito, privilegi immensi, e perciò gli vcdea tornare senza che avessero fatto frutto. Le città lombarde, la cui libertà andava sempre più rassodandosi, richiamavansi ad una Repubblica già resa libera di fatto, e pregavanla perchè si associasse alla lega. Non ricusava Genova, e spediva in Lombardia Oberto Cancelliere, ed Ottone Giudice ; ma perchè questi nulla stabilissero , s'i-gnora. Miglior esito aveano le pratiche coi consoli della novella città che a scorno di Federico, e a danno dei Pavesi fautori accaniti di lui, i collegati lombardi fondavano al confluente del Tanaro e della Bormida, vuo' dire di Alessandria. Quei consoli richiesero ajuto alla Repubblica, non d' uomini chè non ne bisognavano , ma di danaro. E la Repubblica la quale probabilmente vedea volentieri sorgere un novello stato che desse un pò nei fianchi ai Marchesi di Monferrato, mandava mille soldi d* oro, e ne promettea mille altri ; a quali patti non so, ma certo a patti; posciachè allora, come ai di nostri , non si gettavano a migliaia i soldi d'oro da chi agitavasi in tanti versi per acquistarne.
Ma gli orgogli soddisfatti al di fuori non sanavano le piaghe che Genova avea nel proprio seno.
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