Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro secondo. 189
senza prò della Repubblica. Accettavano i consoli 1170-1173 e inviavano con tre galee a Terracina sei nobili che cortesemente incontravano ed accoglievano un Conte Stefano Costamunito, un Doxopatri, ed un Giberto che facea loro da Dragomanno. Vennero in Genova, parlarono parole di pace, parlarono di compensi, offerivano cinquantasei mila perperi, ( altri dicono ventotto mila ) ma pareva alla Repubblica che non pareggiassero i danni. In questo, tornava da Costantinopoli Amico da Morta, il quale assicurava essere l'Imperatore in disposizioni di gran lunga più generose : rompevano però ogni pratica col Costamunito e col Doxapatri, sotto pretesto che oltre al rifacimento delle perdite, 1' Imperatore era tenuto a chiudere ai Pisani i porti del greco impero, e toglier loro i fondachi dei quali gli avea donati. Rimandavano a quest' effetto il medesimo Amico a Costantinopoli, sperando che, trattando direttamente con Emanuele, avessero ad ottenere migliori vantaggi e più stabili accordi. Difatti , dopo lunghe pratiche, si rigiuravano dall' Imperatore e dall' ambasciatore ligure i trattati dei quali abbiamo già detto, avvantaggiati di novelle concessioni per le quali il commercio ligure ogni dì più si ampliava in oriente, tanto da fondare poco poi la famosa colonia di Galata, recentemente illustrata con aureo scritto da Lodovico Sauli.
Vuoisi da taluno che la venuta dei greci ambasciatori in Genova avesse altro oggetto, e che questo dei dispareri non fosse che la scorza : dicesi
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