Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
1 io STORTA DI GENOVAquello dei nobili e ricchi Genovesi di cui parliamo : aspiravano apertamente ad un' assoluta supremazia, e per ottenerla assoldavano clienti, stringevano amicizie, fermavano patti, preparavano armi. E già vedemmo come l'armi usassero, e a quanti pericoli esponessero la sicurezza dello stato : le pubbliche vie ora ingombre d'armati, ora assordate da minacele, ora funestate da gemiti, spesso bagnate di sangue cittadino : le famiglie, o contristate per morti, o in sospetto: le elezioni dei consoli e dei magistrati non più libere ; 1' esercito senza disciplina. Erano questi, mali che meritavano pronti rimedii e bisognava cercarnegli.
Molte città d'Italia poco prima fatte libere, si erano trovate a un dipresso nel caso stesso, e aveano creduto porvi riparo col chiamare al governo della cosa pubblica un forestiero a cui davasi il nome di Podestà, e tutte le attribuzioni d' un capo, sottomesse però a certe condizioni quando più, e quando meno larghe. La prima e la indispensabile , era la durata del potere circoscritta ad un anno, a due al più: da principio non poteva essere protratta; cioè, il Podestà non poteva essere confermato per un altro anno, o per un altro biennio. Al giorno fisso, anzi all' ora, al minuto, dimetteva le redini, rendeva conto dell' operato, tornava nel nulla. Parea così doversi schivare il pericolo tanto temuto, e tanto da temersi, di veder un solo farsi tiranno ; nessuna aderenza, niuna affinità: non partigiani, non simpatia, non isperanze,
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