Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
libro terzo. ilinon armi proprie, non ricchezze: magistrati, ca- 1190 pitani, condottieri, soldati, tutti sapere che V autorità del capo cessava a quell1 ora, a quel punto : egli partivasi, onorevolmente ringraziato, ma partiva. Molti erano dei più savii che opinavano, questa essere la sola forma di governo conveniente ad uno stato repubblicano, questa doversi adottare ; e la posero a disamina al gran Consiglio. Com' era da presumere, il partito incontrò forte opposizione sì per parte di coloro che ambivano alla signoria, sì per alcuni cui pareva duro assoggettarsi all'impèro d' un forestiero.
« Vergogna, dicevano questi, vergogna che un « popolo il quale avvisa all' impero di bellicose « nazioni, che già tien soggetti ricchi paesi ed isole « invidiate, che ha un piè in Asia, un altro in « Egitto, che si chiama Re del Mediterraneo, e « che ha un nome temuto e riverito, si assoggetti « vilmente al dominio d'uno straniero! E perchè « tanto vituperio, perchè ? Perchè v' hanno tra « noi alcuni turbolenti che anelano a farci servi? « Farci servi, ma come? Quel popolo che abborre « da servitù più che non abborra dalle pestilenze, « tenderà vilmente le braccia a chi volesse gravargliele di catene? A tanto dunque siam giunti che « alla inquietezza di pochi niun rimedio s' abbia « a trovare fuor quello di dare le nostre robe, « le nostre armi, le nostre flotte, noi stessi ad « uno straniero ? Bello spedicnte per calmar ire « e per evitar servitù ! Sì davvero , bello e lodevole
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Consiglio Asia Mediterraneo Egitto
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