Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBKO TERZO. 221
credere eh'egli avesse il suo pcl^hè ; o forse, quel 1191-119? non essersi appiccata zuffa, più alla velocità delle galee liguri che a malavoglia idelle siciliane si dovea.
Fatto è che la flotta genovese riparava a Civitavecchia dove trovava ordine di tornarsene in Genova, e tornava. Ma poco dopo, Cesare spediva un suo siniscalco, o ambasciatore che fosse, ma certo suo favorito e conscio dei segreti pensieri di Lui; Ma-revaldo diceasi, o Marguardo , e avea mandato di sollecitar la Repubblica a dar più potenti soccorsi : al qual fine, profondeva le promesse e le blandizie. A udirlo , niuno d'allora in poi, sarebbe stato più di Genova in favore presso l'impero : chiedesse pure, chiedesse, ma non rallentasse i preparativi della guerra ; gli spingesse anzi con ogni vigore. Come poi tante magnifiche promesse avessero compimento, lo vedranno fra breve i lettori; e se lo immagineranno fin d'ora coloro che sanno come non di rado usino i potenti quando ottennero dal men forte.
Marevaldo adunque, o Marguardo che sia, versatile , astuto, e di niuna fede, dimorava a lungo in Genova pei provvedimenti di che dicemmo : e in questo almeno recava qualche prò alla Repubblica , ravvicinandone i discordi elementi : allettava gli ambiziosi col conforto del favore imperiale ; adescava i valorosi a cacciarsi in mare per farvi pruova del loro coraggio : i più periti delle cose marinaresche poneva ai fianchi di chi doveva governare
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