Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
LIBRO TERZO. 223
non era però minore delle Iodiche il Marevaldo 1191-119* aveagli tributato. Giunto in Genova, passeggiò un rapido sguardo sulle cose, e si avvide che bisognava usar con rigore. S* impossessò a dirittura delle torri private, e vi pose sue guardie: veniva con ciò tolto ai più inquieti un grande eccitamento a mal fare: poteano menar gli stili per le vie, ma senza quei ripari, era una malavoglia che dovea presto cessare, e cessava di fatti, e così bene che poco dopo, venuto Cesare stesso in Genova per riconfermare tutte le bugiarde promesse del Ma-revaldo e dar il segno della partenza, 1' Olevano pigliava il comando della flotta, e lasciando a suo vicario un Dragone Bambolo, dava al vento le vele.
Era la flotta ligure, forte così per numeroso 1194 naviglio, come per recarsi a sopraccollo quanto avesse di meglio io guerrieri. Veleggiava quindi piena di speranze e confidente, tornerebbe ne1 suoi porti non senza ayer riaperta alla Repubblica novelle sorgenti di prosperità e ricchezza. Si congiungeva , cammin facendo alle nayi pisane, giacché le due rivali, dopo essersi per tanti anni dilaniate, avvisavano allo stesso scopo, in apparenza d* amiche. Arrivarono poco dopo sotto Gaeta che s' arrendeva, senza pur tendere un arco, a Ma-revaldo, al Marchese di Monferrato, e all' Olevano, i quali, di comune accordo, vi lasciavano, per tenerla in obbedienza, un Beltramo Salimbene giudice dello stesso Podestà di Genova, e passavan oltre verso Napoli che ottenevano pure senza com-
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