Storia della Repubblica di Genova di Carlo Varese
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1194 battere. E qui è da avvertirsi, perchè i lettori po-* trebberò addimandare che si facesse il Bastardo di Ruggieri, uomo altronde valoroso e di senno, è da avvertirsi che questo Principe era morto poco prima, e avea lasciato il regno alla tutela della sua donna Sibilla, posciachè Guglielmo suo erede presuntivo era affatto fanciullo.
Soggiogata Napoli, n' andavano le congiunte flotte a Messina, certe che in pochi mesi dovesse l1 isola intera venirne nella dipendenza dell' Imperatore, al quale avvenimento era, o dovea essere presso il patuito, premio. Ma qui giova entrare di qualche passo nella storia pisana o per dir meglio nella storia del cuore di chi anela a conquiste, per ispie-gare i fatti obbrobriosi che ci tocca narrare.
Quel Marevaldo di cui vedemmo la promessa, e Cesare stesso che le avea confermate e di bocca e con pergamene, aveano usato coi Pisani le medesime magnificenze. Abbiamo sott' occhio un diploma di questo Principe col quale, oltre al confermare a Pisa tutte le antiche prerogative, con-cedevale in feudo la metà di Palermo, di Messina, di Salerno, e di Napoli ; e tutta Gaeta, Mazara, e Trapani. Munificenza veramente reale, la quale, se dovea sfumare in vane parole, che dovea, rendeva almeno i Pisani tenaci nel proposito di meritar tanto premio , e baldanzosi di un favore che faceva onorevole testimonianza del concetto in cui erano tenuti. Ora, avvenne che mentre le navi genovesi e le pisane stanziavano nelle acque di
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